L'ipertensione arteriosa rappresenta una delle patologie cardiovascolari più diffuse in Italia, caratterizzata da valori pressori superiori a 140/90 mmHg. Si classifica in ipertensione di grado 1 (140-159/90-99 mmHg), grado 2 (160-179/100-109 mmHg) e grado 3 (≥180/110 mmHg).
Spesso asintomatica, l'ipertensione può manifestarsi con cefalea, vertigini e affaticamento. I principali fattori di rischio includono età avanzata, obesità, sedentarietà, eccesso di sodio e stress cronico.
Il monitoraggio regolare della pressione arteriosa è fondamentale per valutare l'efficacia della terapia e prevenire complicanze cardiovascolari.
La cardiopatia ischemica deriva dalla riduzione del flusso sanguigno coronarico, principalmente causata da aterosclerosi. Le placche aterosclerotiche restringono le arterie coronarie, compromettendo l'apporto di ossigeno al miocardio. L'infarto del miocardio rappresenta la forma più grave, caratterizzata da occlusione completa di un'arteria coronaria.
La prevenzione primaria mira a ridurre i fattori di rischio modificabili, mentre quella secondaria previene recidive in pazienti già colpiti da eventi cardiovascolari.
La gestione post-infarto richiede un approccio multidisciplinare con riabilitazione cardiologica, modifiche dello stile di vita e aderenza scrupolosa alla terapia farmacologica prescritta dal cardiologo.
Lo scompenso cardiaco rappresenta una sindrome clinica complessa caratterizzata dall'incapacità del cuore di pompare sangue in modo efficace. La classificazione funzionale secondo NYHA (New York Heart Association) suddivide i pazienti in quattro classi basate sui sintomi e sulla limitazione dell'attività fisica.
È fondamentale distinguere tra scompenso sistolico, caratterizzato da ridotta contrattilità ventricolare, e scompenso diastolico, dove predomina l'alterazione del rilassamento cardiaco. Questa distinzione influenza significativamente l'approccio terapeutico.
Il trattamento moderno dello scompenso si basa su diversi pilastri farmacologici:
Il monitoraggio costante dei parametri vitali e della qualità della vita del paziente è essenziale per ottimizzare la terapia.
I disturbi del ritmo cardiaco rappresentano un gruppo eterogeneo di patologie che alterano la normale sequenza elettrica del cuore. Le aritmie possono manifestarsi come bradiaritmie, tachiaritmie sopraventricolari o ventricolari, ciascuna con specifiche implicazioni cliniche e terapeutiche.
La fibrillazione atriale è l'aritmia sostenuta più frequente, con prevalenza crescente nell'età avanzata. Comporta significativi rischi tromboembolici, richiedendo un'attenta stratificazione del rischio stroke e un'adeguata strategia anticoagulante.
Il trattamento delle aritmie si avvale di diverse classi di farmaci:
L'anticoagulazione nella fibrillazione atriale rappresenta un pilastro fondamentale, mentre i dispositivi impiantabili e le terapie elettriche offrono soluzioni avanzate per casi complessi.
La gestione della dislipidemia rappresenta un pilastro fondamentale nella prevenzione cardiovascolare. Il profilo lipidico completo valuta i livelli di colesterolo totale, LDL ("cattivo"), HDL ("buono") e trigliceridi, con valori target specifici per ogni paziente in base al rischio cardiovascolare.
L'adozione della dieta mediterranea e modifiche dello stile di vita potenziano significativamente l'efficacia del trattamento farmacologico.
La prevenzione cardiovascolare si basa sull'identificazione e modifica dei fattori di rischio. Mentre età, sesso e genetica non sono modificabili, numerosi aspetti del nostro stile di vita possono essere ottimizzati per ridurre significativamente il rischio cardiovascolare.
La gestione dello stress attraverso tecniche di rilassamento, controlli periodici preventivi ed educazione del paziente completano l'approccio integrato. L'aderenza terapeutica e l'integrazione tra farmaci e modifiche comportamentali massimizzano i benefici cardiovascolari.